SIMONE FISSOLO

Diamo un taglio alla toponomastica?

Un taglio alle troppe intitolazioni che cominciano ad affollare le nostre vie e le nostre piazze.

Oggi, in occasione della discussione su piazzetta Maria Adriana Prolo, si è riflettuto sull’orientamento futuro della Toponomastica torinese.

Dare un nome ad un luogo nasce dall’esigenza di conservare tracce di ciò che non c’è più, persone o avvenimenti importanti.
Oggi, con le principali aree di Torino già “assegnate”, continuiamo ad aggiungere intitolazioni, rendendo difficile legare il luogo ad un ricordo, rendendo complesso anche l’orientamento, se tutti utilizzano l’ultimo nome dimostrandosi cittadini super attenti. Perfino Google Maps alle volte perde i colpi e speriamo non succeda se c’è da prestare soccorso a qualcuno.

Facciamo un esempio?

Il 24 aprile la fiaccolata partirà dalla solita Piazza Arbarello, ma qualche associazione potrebbe decidere di farla partire dal recente giardino Fruttero & Lucentini, dalla nuova piazzetta intitolata oggi a Maria Adriana Prolo, da corso Giuseppe Siccardi o dalla recente passeggiata Marco Pannella, per non citare le statue di Ettore De Sonnaz, Federico Sclopis, Battista Cassinis o Angelo Broffiero.
Insomma, almeno 10 nomi, senza contare ovviamente le strade che incrociano la piazza, come via Fabro e Bertola o gli edifici circostanti, da Reale Mutua al Centro Studi Piero Gobetti. Tutto questo sicuramente non aiuta a legare il luogo a un ricordo della nostra storia e non facilita le attività di soccorso.

La toponomastica non deve creare confusione e, come tutte le azioni amministrative simboliche, deve avere un valore. Abusarne significa svuotarla di significato.