Ciao!
Questo autunno, insieme all’associazione TO2032, il luogo dove dal 2020 condividiamo pensieri per la Torino del futuro, organizziamo un appuntamento tematico. Se vuoi essere dei nostri scrivimi qui.
Analisi post voto
Dal 6 al 9 giugno si sono tenute le elezioni per il Parlamento europeo e in Italia si è votato sabato 8 e domenica 9 giugno. In alcune città si è votato anche per il Sindaco e il Consiglio comunale e in Piemonte si è votato anche per il Governatore e il Consiglio regionale.
Nonostante nella F-News del 26 febbraio ricordassi che il 2024 è l’anno più elettorale di sempre, nelle tre grandi aree andate al voto, non sembra che l’elettorato abbia voluto cambiare direzione (e l’astensionismo di fatto conferma lo status quo): in Russia ha vinto per il suo quinto mandato presidenziale Putin, portando al voto anche i cittadini delle zone occupate del territorio ucraino, in India ha vinto per il suo terzo mandato presidenziale Modi e in Europa i popolari continuano a rappresentare la forza politica più votata e si sta verificando la possibilità di confermare Von der Leyen al suo secondo mandato come Presidente della Commissione.
Come accennato poco sopra, soprattutto nella nostra amata Italia, l’astensionismo è stato di gran lunga il primo partito con l’affluenza alle europee che non arriva neppure al 50%.
Entrando un po’ più nel merito dei risultati europei, le forze conservatrici acquistano sicuramente autorevolezza con il voto, in particolare con le figure di Meloni e Le Pen, tanto che Macron ha dovuto sciogliere l’Assemblea nazionale a seguito del voto.
Un fatto non positivo per chi, come noi, chiede a gran voce più politiche condivise e più condivisione nelle politiche.
I popolari confermano la leadership in Parlamento con un Tajani che in Italia è riuscito nell’operazione rocambolesca di far votare ai cittadini un defunto, mentre il centro liberaldemocratico perde 23 seggi. A questa sconfitta ha purtroppo contribuito l’Italia con i simpatizzanti di Azione e Stati Uniti d’Europa che oggi, più di prima, devono ritrovare coraggio nel confrontarsi con i cittadini.
I socialdemocratici confermano, invece, il loro risultato, aiutati in Italia da un Partito Democratico che ha visto candidati importanti, con un Decaro a 498.395 preferenze e un Bonaccini a 389.284 (Schlein non pervenuta nella lista dei primi per preferenza) e, infine, i Verdi, che nonostante l’alleanza con la Sinistra li abbia premiati in Italia, si trovano a dover scontare una riduzione di parlamentari importante, la seconda dopo quella dei liberaldemocratici, chissà forse anche frutto di quel Regolamento sul Ripristino della Natura approvato verso la fine della legislatura, considerato dai più un po’ troppo ideologico.
Chi come noi crede in un’Europa federale non può essere felice della proposta politica italiana di Vannacci e di Salis, che contribuiscono ad aumentare la diffidenza verso le istituzioni.
La Lega ha portato i valori tradizionali all’estremo, definendo ciò che è normale e ciò che non lo è, di fronte ad una classe dirigente impaurita nel trovare una terza via che contempli la lotta per i diritti civili senza che essa comprometta l’integrità della persona e la dignità della vita umana.
L’Alleanza Verdi e Sinistra ha offerto soluzioni di democrazia diretta, strappando elettorato al Movimento 5 Stelle, che per fortuna si sta lentamente spegnendo, laddove le istituzioni tutte, dagli organismi internazionali, alle diplomazie nazionali, alle magistrature, non sono in grado di fornire risposte brevi. Se non siete stati in grado di gestire Giulio Regeni, dottorando dell’Università di Cambridge, come possiamo affidarci a voi nella gestione di Iaria Salis, docente di Monza? Dimenticando solo che la giustizia di Ponzio Pilato liberò Barabba e crocifisse Gesù.
Tra questi estremismi si aprono prospettive interessanti per chi come me crede nella serietà del proprio contributo e nel coraggio di metterci la faccia.
E quindi adesso cosa accade in Francia?
Quella francese adesso è la partita più importante: infatti, come accennato prima, Emmanuel Macron ha sciolto l’Assemblea Generale per cui si voterà il 30 giugno e il 7 luglio. La Francia adotta un sistema uninominale a doppio turno per eleggere i 577 deputati che siederanno alla camera bassa: il territorio francese è suddiviso in 577 collegi e ogni collegio eleggerà un proprio rappresentante, il 30 giugno, in ogni collegio, se un candidato riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta dei voti (più del 50 per cento dei voti con almeno il 25 per cento degli elettori registrati), vincerà automaticamente. Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta, viene organizzato un secondo turno per il 7 luglio. Qualsiasi candidato che abbia ottenuto più del 12,5 per cento dei voti può passare al ballottaggio.
In parole povere questo sistema è il motivo per cui il Presidente Macron ha deciso di scommettere e prendersi questo rischio: al primo turno il Rassemblement National (estrema destra) e Le Nouveau Front Populaire (estrema sinistra) sembrano decisamente avanti, ma al secondo turno potrebbe scattare il domino delle alleanze. Eletti i 577 rappresentanti, toccherà al Presidente, sulla base di chi ha vinto, nominare un Primo Ministro.
Un dettaglio interessante è che per Renaissance, gruppo di Macron, il candidato sarebbe il giovane Gabriel Attal, mentre per le Rassemblement National di Le Pen il ruolo toccherebbe al giovanissimo Jordan Bardella, appena 28 anni. Insomma, comunque dovesse andare, la Francia continuerebbe a tracciare la strada delle nuove generazioni in ruoli apicali della politica.
Macron è convinto che il populismo con i francesi possa sfondare a Bruxelles (lontano), ma non a Parigi (vicino), vedremo se la sua scommessa pagherà. All’orizzonte ci sono le Presidenziali del 2027, ma soprattutto un periodo di scelte politiche difficili e l’ipotesi di un governo in “coabitazione” (Primo Ministro e Presidente di forze politiche avversarie) appare comunque sul tavolo.
Sbaglieremmo a pensare che il voto francese riguardi solo la Francia, perché dalle elezioni del 30 giugno e 7 luglio passa buona parte di quella spinta populista e radicale che ad oggi sembra inarrestabile.
Notizia da Torino: parcheggio Pala Nuoto
In conclusione, una notizia su Torino: il Parcheggio del Pala Nuoto verrà aperto. Dopo la variazione di bilancio di maggio, ho chiesto all’assessora Foglietta di relazionare sull’avanzamento dei lavori. Le risposte sono state positive: con un investimento totale di più di 540 mila euro in partnership con GTT, il Comune si è finalmente impegnato ad aprire il parcheggio del Pala Nuoto, chiuso dalla sua costruzione nel 2006. 145 posti interrati e 54 in superficie saranno disponibili dalle Atp Finals 2025 con l’obiettivo di offrire un servizio 24 ore su 24 a tutti i cittadini e agli studenti dell’Università di Economia.
Un bel risultato.
Continuerò ad ascoltarti e a lavorare per Torino insieme al Sindaco Stefano Lo Russo per accompagnare la realizzazione delle opere iniziate con il PNRR che stanno cambiando la nostra città. Continuerò a confrontarmi con te per orientare il nostro percorso, perché la politica non ha senso se non è un moltitudine di personalità a confronto.
Se sei interessato ad affrontare una tematica questo autunno insieme all’associazione TO2032 scrivimi qui specificando l’argomento che ti piacerebbe approfondire.
Ciao,
Simone
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