SIMONE FISSOLO

F-News – Qualche news e buon 25 aprile

Qualche news e buon 25 aprile

Ciao!

In questa newsletter parleremo di tre argomenti molto interessanti: legami internazionali, Festa della Liberazione e poi di una questione tutta torinese…

Partiamo dai legami internazionali

Anche per percorso accademico cerco sempre, in qualità di Consigliere Comunale, di portare avanti le relazioni internazionali. Negli scorsi giorni ho avuto l’opportunità di moderare, un evento importante, dall’alto valore istituzionale.
L’abbiamo chiamato “Torino-Kirkuk. Riprendere i contatti”. Kirkuk è una città vicina al Kurdistan iracheno con quasi lo stesso numero di abitanti di Torino. Nel 2016 venne firmato un accordo di collaborazione tra l’allora Sindaco di Torino Piero Fassino e l’omologo di Kirkuk Ali Sardar, un accordo per collaborare in campo universitario, tecnico e sanitario.

 

A causa di problemi interni alla regione di Kirkuk e alla pandemia, questo legame tra le due città si era allentato. Questo evento aveva l’obiettivo di tornare a costruire un legame.
Il parterre di relatori era di tutto rispetto, a partire dal Sindaco Stefano Lo Russo e la Presidente del Consiglio Grippo, sono intervenuti l’On. Piero Fassino, Vicepresidente Commissione Difesa della Camera dei Deputati, Giampiero Leo, Vicepresidente Comitato Diritti Umani e Civili del Consiglio Regionale della Regione Piemonte, Gulala Salih, Presiedente dell’Associazione Unione Donne Italiane e Kurde, l’On. Gianni Vernetti, editorialista di “La Repubblica” e Gianni Sartorio, Presidente di International Help Onlus, molto attiva nell’area curda. Più importanti fra tutti, gli interventi in collegamento da Kirkuk di Abduljabbar Mustafa Baghawan (per gli amici “Jabbar”) e Nashat Shahweez Korsheed (Consigliere Provinciale).

Sono molto soddisfatto del risultato.


Festa della Liberazione

Un giorno al 25 aprile, come al solito a livello di politica nazionale si stanno scornando tra una destra che fatica a dirsi antifascista e una sinistra che sembra contenta che gli avversari non lo dicano.
Così una festa che dovrebbe unire sotto il tricolore e le memorie della resistenza, finisce per diventare un’arena temporanea di lotta politica.
Mi permetto di estendere l’invito alla fiaccolata del 24 che partirà da Piazza Arbarello, io parteciperò come da mia tradizione ormai.


La toponomastica, un eccesso sabaudo?

Proprio da Piazza Arbarello muove una mia riflessione: non staremo abusando della toponomastica?
In occasione della discussione sull’intitolazione della piazzetta di piazza Arbarello a “Maria Adriana Prolo”, si è riflettuto sull’orientamento futuro della Toponomastica torinese.
Antonella Parigi, per conto dell’Associazione Torino Città per le Donne, sostenuta dal Presidente del Museo Nazionale del Cinema Enzo Ghigo, aveva richiesto l’intitolazione alla fondatrice del Museo della piazzetta presente in piazza Arbarello.

La Toponomastica ha quindi affrontato la discussione e non ha chiaramente immaginato di bocciare una richiesta della società civile sostenuta dal movimento della Toponomastica femminile che chiede a gran voce di avere una città con un numero maggiore di intitolazioni a donne per bilanciare l’attuale disparità e dal Museo Nazionale del Cinema. Tuttavia, compito dei Consiglieri è anche quello di immaginare la città del futuro e questo esempio è stato uno spartiacque, insieme a quello di intitolare la passeggiata di via Meucci a Diodata Roero Saluzzo, per la gestione delle prossime richieste.

Qual è il nocciolo della discussione?

L’opportunità o meno di dare un taglio, limitare, le intitolazioni simboliche degli spazi in città.
Dare un nome ad un luogo nasce, infatti, dall’esigenza di conservare tracce di ciò che non c’è più, persone o avvenimenti importanti. Questo, dicono gli esperti, è stato l’inizio della toponomastica. Oggi a Torino le aree principali della città hanno già un nome e, dunque, si sta andando verso una vivisezione dei punti d’interesse privi di un ricordo dedicato a qualcuno per proporre un’intitolazione. Intendiamoci, non è per forza un male e questa mia riflessione non vuole in alcun modo indurre a pensare che qualcuno meriti di essere ricordato, mentre qualcun altro no, però è oggettivo come ci si stia un po’ facendo prendere dalla febbre di intitolare.

Due sono, a mio avviso, gli effetti distorsivi di questa corsa al toponimo: il primo è di generare confusione. Ad esempio, con la tecnologia, Google Maps, per citare un app che tutti conosciamo, alcune volte perde i colpi e speriamo non succeda nel caso in cui si debba prestare soccorso a qualcuno (esempio? I due giardini intitolati a Fruttero & Lucentini presenti in piazza Arbarello, di cui uno è posizionato correttamente, l’altro sarebbe l’attuale piazza Arbarello futura piazzetta Prolo). Il secondo, è che perda di valore il gesto stesso dell’intitolazione: una città come Torino deve avvalersi del proprio prestigio e come in ogni cosa, se si esagera un gesto, quest’ultimo perde di valore.

Voglio fare un esempio sul primo dei due effetti: la potenziale confusione.
Questa sera la storica fiaccolata per la Liberazione partirà, come da tradizione, da piazza Arbarello, ma qualche associazione potrebbe decidere di farla partire dal recente giardino Fruttero & Lucentini (che Google Maps segna in due punti diversi), dalla nuova piazzetta intitolata a Maria Adriana Prolo (che attualmente Google Maps considera come piazza Arbarello con al suo interno un illusorio giardino Fruttero & Lucentini), da corso Giuseppe Siccardi o dalla recente passeggiata Marco Pannella (di cui non c’è ancora traccia per via delle tempistiche proibitive della Toponomastica in attesa di un bando per le forniture del materiale), per non citare le statue di Ettore De Sonnaz, Federico Sclopis, Battista Cassinis o Angelo Broffiero che rappresentano sicuramente validi luoghi di ritrovo.

Insomma, almeno dieci nomi, senza contare ovviamente le strade che incrociano la piazza, come via Fabro e Bertola o gli edifici circostanti, da Reale Mutua al Centro Studi Piero Gobetti. Tutto questo sicuramente non aiuta a legare il luogo a un ricordo della nostra storia e, come detto, rischia di complicare le attività di soccorso.
L’immagine si accosta nel mio pensiero alla complessità e alla fluidità del mondo in cui viviamo e tale metafora mi preoccupa perché a volte serve semplificare la nostra complessità e questo forse è proprio il caso della Toponomastica che interagisce con lo stradario e con le mappe che ci aiutano a orientarci e l’orientamento non può che essere per sua natura più chiaro delle nostre lucubrazioni.

La toponomastica non deve creare confusione e, come tutte le azioni amministrative simboliche, deve avere un valore. Abusarne significa svuotarla di significato.

Con questo ti saluto, ci sentiremo alla prossima newsletter!

Ciao!

Simone


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